venerdì 24 luglio 2015

IL SALOTTO VIRTUALE #4 Linda bertasi e il profumo del sud

Oggi ho il piacere di parlarvi di uno dei romanzi dell'autrice Linda Bertasi dal titolo Il profumo del Sud, che è  disponibile online su Amazon e Kobo. Cliccate qui per maggiori info.
Si tratta di una seconda edizione con contenuti inediti e la prefazione di Adele Vieri Castellano, e qualifica di merito come "autore commendevole" al VII premio letterario europeo "Massa città fiabesca di marmo e di mare".


Porto di Genova 1858 - Venuta a conoscenza del suo scomodo passato, Anita Dalmasso decide di partire per il Nuovo Mondo. La traversata dell’Atlantico segnerà profondi mutamenti nella sua vita: l’incontro con l’affascinante uomo d’affari americano Justin Henderson e quello con Margherita Castaldo, liberale e impavida proprietaria terriera. Giunta a New York seguirà la nuova amica nella sua piantagione a Montgomery e qui sarà conquistata dalle bianche distese di cotone, dai profumi e dai colori del profondo Sud americano, con i suoi contrasti e le sue ingiustizie. Il destino avrà in serbo per lei non solo il rosso della passione, ma anche i travolgenti venti di guerra che si profilano all’orizzonte e che porteranno un’intera nazione alla guerra civile, sconvolgendo ancora una volta il corso della sua esistenza. 

Ciao Linda e benvenuta. Il profumo del sud è disponibile in una seconda edizione e noi siamo curiosi di sapere qualcosa di più. Cosa troveranno di nuovo i lettori e cosa si cela dietro la scelta di questo titolo e della cover?

 Ciao Lucrezia e un saluto a tutti i follows del tuo blog. Questa seconda edizione contiene alcune novità, innanzitutto una prefazione di eccezione dell’autrice Adele Vieri Castellano, contenuti inediti legati alla nostra bella Italia e un glossario per gli appassionati di storia e che desiderano approfondire gli aspetti e gli eventi descritti nel romanzo. Il titolo è il fulcro del libro, evoca il profumo del sud: il profumo delle camelie e delle felci dell’Alabama, il profumo di fragole e gelsomino della protagonista che conquista Justin sin dal prologo del romanzo e che sarà una dolce litania per tutto il romanzo. Possiamo dire che il profumo la fa da padrone per narrare le vicende di una terra destinata a essere dilaniata dalla guerra civile. La cover, questa volta, contiene un riferimento all’ambientazione del romanzo: un campo di cotone a richiamare l’America del 1860, una donna, in questo caso Anita la protagonista, che osserva nostalgica l’orizzonte a donare quel tocco di romanticismo di cui il libro è impregnato e, sullo sfondo, i fuochi della rivolta e la bandiera dell’Unione per ricordare la guerra di secessione americana imminente.

Ti va di raccontarci come nasce il tuo percorso di scrittrice e come sei arrivata a questo romanzo?


 Scrivo da sempre, sono appassionata di storia e di letteratura inglese. Il primo romanzo l’ho pubblicato nel 2010, un romance contemporaneo “Destino di un amore”, segue nel 2011 il paranormal-romance “Il rifugio – Un amore senza tempo” con il quale mi sono classificata seconda al Premio Letteraria Valle Senio 2012 e nel 2013 pubblico “Il profumo del sud” con il quale mi aggiudico la menzione di merito come Autore Commendevole al Premio Letterario Europeo “Massa città di Mare e marmo”. Gestisco anche un blog interamente dedicato agli emergenti e, a oggi, collaboro con case editrici, lit-bog, magazine e effettuo anche un servizio di prefazioni per gli autori interessati. “Il profumo del sud” è il romanzo che ho sempre voluto scrivere, da appassionata di guerra di secessione americana, ho sempre desiderato utilizzarne l’ambientazione in un mio romanzo e finalmente ho potuto realizzare questo sogno. Ogni aspetto del libro tranne la storia dei protagonisti corrisponde a realtà, ho effettuato un lungo lavoro di ricerca durato nove lunghi mesi.
 

Grazie per la tua disponibilità e concludiamo questa intervista con un passo del tuo romanzo che preferisci più di tutti:

 Difficile sceglierne uno ti lascio il prologo del romanzo:

[…] La ‘Lanterna’ spiccava sul porto di Genova in tutti i suoi centodiciassette metri. Aguzzò la vista. Eccoli: i due grifoni che reggevano lo scudo con l’insegna di San Giorgio, una croce rossa in campo bianco, la coda e le ali alte, quasi a sfiorare la corona che li sormontava, rigorosamente chiusa, simbolo tangibile di sovranità.
Sulla banchina, di fronte a lui, qualche parente venuto a tendere l’ultimo flebile legame con famigliari emigranti, ansiosi di lasciarsi la penisola alle spalle e di approdare su terre più fortunate e rigogliose. Ansiosi di raggiungere il Nuovo Mondo, emblema di speranza e di futuro in quegli anni burrascosi.
Sorrise della loro ingenuità, spostando lo sguardo dai nastri colorati, tesi sino alla nave, ai pochi passeggeri addossati sul ponte di quel piroscafo a vapore, più simile a un brigantino che a un transatlantico. Alzò gli occhi, osservando l’alberatura, il fumaiolo alto e stretto che s’innalzava verso il cielo azzurro. Sarebbe stata una traversata lunga e piuttosto scomoda. Fece un rapido calcolo dei passeggeri imbarcati: una trentina senza contare l’equipaggio, per lo più emigranti tricolori.
Ed ecco i nastri tendersi sempre più, si stava muovendo. Le grida di un paio di ragazzini alla sua destra lo distolsero. Lanciò uno sguardo infastidito nella loro direzione e la vide addossata alla ringhiera di legno, la presa ferrea, le dita livide. Fissava un punto imprecisato tra le acque, gli occhi alla spasmodica ricerca della chiglia. In altre circostanze avrebbe sorriso di quella giovane donna ombrosa. Le femmine avevano una propensione per il dramma che rasentava l’illogico, ma c’era qualcosa in lei, qualcosa d’insolito. Nessun nastro teso verso la banchina, nessun famigliare o amico, nessun servitore.
I suoi capelli furono i primi a colpirlo: una folta chioma sbarazzina, preda della brezza leggera. Boccoli di un castano incendiato s’inanellavano sulle spalle, celate da un lungo mantello scuro. Sotto quel sole mattutino, parevano catturarne i raggi imprigionandoli tra le ciocche ondeggianti. Distava non più di cinque metri da lui. Respirava a intermittenza e, ogni volta, il petto si sollevava, mostrando la generosità delle sue curve. Indugiò sui fianchi sottili, sulla vita sinuosa, immaginando le lunghe gambe flessuose intrappolate nella crinolina.
Un brivido lo sorprese, mentre fantasticava su quel corpo invitante, su quella donna pudica. Amava quel genere di femmine. Nascondevano, sotto la timida scorza, un animo succoso e ardente. Un alito di vento s’insinuò sotto il mantello, scoprendole la spalla. Lei si volse, trattenendo la stoffa, castigandola con l’imposizione della mano inguantata. Fu allora che lui scorse i suoi occhi scuri, profondi: due perle d’inchiostro su una pergamena d’alabastro. E lì, tra le lunghe ciglia nere, qualche stilla disegnava un percorso insolito. Un tortuoso tracciato che moriva sulle labbra piene: due pesche setose da mordere seduta stante.
Piangeva in silenzio, lasciava scorrere quella muta emozione senza porvi freno, senza trattenerla. Quella visione lo stregò, più ammaliante che qualsiasi sguardo, corpetto o crinolina.

E poi la nave ondeggiò, la banchina dinanzi che si riduceva. La misteriosa sconosciuta si staccò dalla ringhiera, diretta a poppa, verso di lui. S’incamminò e il suo incedere lo ammaliò, passi lenti, cadenzati, una sorta di danza. La donna incrociò il suo sguardo per una frazione di secondo, poi lo distolse con nonchalance.
Lui restò a contemplare la banchina, mentre un profumo di fragole e gelsomino gli solleticava le narici. Fu in quell’istante che scorse la carrozza arrestarsi in una nuvola di polvere. La portiera recante uno stemma giallo-oro che si apriva con impeto e un giovane che correva a perdifiato tra marinai, nastri strappati e volti curiosi. Lo sconosciuto si scagliò verso la nave, quasi volesse afferrarla, strattonarla, costringerla a invertire la rotta. Un grido uscì dalla sua bocca. Un nome in balìa dei venti: ‘Anita’.
Le sillabe si persero tra le onde increspate dallo scafo. La ‘Lanterna’ che rimpiccioliva, l’aristocratico vociante ridotto a una muta macchia indistinta e quell’essenza di fragole e gelsomino ancora nell’aria. […]

Un saluto a te e a tutti i lettori del blog.


Se volete curiosare ed essere aggiornati sull'autrice e i suoi romanzi, questo è il suo blog

1 commento:

  1. Come Linda già sa, ho adorato "il profumo del Sud". Mi ha colpito il fatto che abbia scelto il prologo, come citazione, perché è proprio uno dei passi che ho preferito di tutto il romanzo. Nelle prime righe si cementa già il legame dei protagonisti.
    Grazie a Lucrezia per aver intervistato l'autrice :)
    Sveva

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